CAPITOLO 1 : Le Tapasciate
vestizione per strada al freddo, con evidenti rimembranze fantozziane di magliette datate guerra 15-18, calzetti
colore mango depresso, polpacciere di tre taglie più piccole, calzoncini sbrindellati, tute con cavallo basso matalmente basso da poter essere scambiato per cavigliera, copricapi da sushi-man. pippone a contorno di una distribuzione di cartellini, lunga quanto l’appello degli spettatori di San Siro in occasione del derby
foto di rito, sfocata, scentrata, con facce da ricercati, pancette in evidenza, assenti giustificati e mancanti ingiustificati una due ore di corse tra sassi, fango, buche mimetizzate da foglie secche, cani al guinzaglio, padroni senza guinzaglio, ristori con acqua senza bicchieri, con bicchieri senza acqua, senza bicchieri e senza acqua, con acqua e bicchieri ma dopo 35-36 km
E giungere, infine, all’agognato arrivo e lì ritrovare: chi si è cambiato da almeno un’ora, chi è arrivato da altrettanto ma aspetta quello che
si è portato via la chiave dell’auto, chi si è dimenticato dove è la macchina, chi è al decimo giro di risotto, chi è pronto per essere elitrasportato
all’ospedale più vicino, chi arriva con circa due ore di ritardo dopo aver percorso approssimativamente una quarantina di km in più essendosi
E così, mentre un tizio baffone, che afferma di conoscerti, continua a far flessioni su di una mano mentre un altro passa a raccogliere le offerte
tra gli sguardi attoniti degli occasionali spettatori, tu ti avvii verso l’auto e guardandoti attorno incroci le espressioni soddisfatte sul volto dei
tuoi compagni di squadra e capisci che non avresti voluto passare la domenica mattina in nessun altro modo…o quasi.